Paola Benocci, collaboratrice di AMAT, debutta in prima serata su Rai 1 nella nuova serie evento Belcanto. - AMAT

Paola Benocci, collaboratrice di AMAT, debutta in prima serata su Rai 1 nella nuova serie evento Belcanto.

AMAT - Accademia Musica Arte Teatro

La nostra Paola Benocci, collaboratrice di AMAT, tra le altre cose regista della produzione Storia del Soldato e autrice del libretto della fiaba Il Principe Canarino, debutta in prima serata su Rai 1 nella nuova serie evento Belcanto.

Di seguito, riportiamo l’articolo pubblicato dal Corriere di Siena, che ringraziamo per l’attenzione.

Debutto in prima serata, domani sera (lunedì 24 febbraio 2025) per l’attrice senese Paola Benocci, nella nuova serie evento “Belcanto”, in onda su Rai 1. Moglie del regista Carmine Elia (famoso per le direzioni di Mare Fuori, Don Matteo, Sopravvissuti) che firma anche questa produzione, la fiction vanta un cast di eccellenza, tra cui Vittoria Puccini e Carmine Recano. “Belcanto” si ambienta nell’Italia dell’800 e racconta le avventure di Maria (Puccini) e delle sue figlie, Antonia e Carolina, unite dal sogno di diventare cantanti e dalla necessità di fuggire da una vita di oppressione. Benocci interpreterà un ruolo cruciale, intrecciando la sua performance con le complesse dinamiche familiari e i segreti che circondano i personaggi: “Il mio ruolo – spiega l’attrice al Corriere di Siena – è quello dell’antagonista, Alida Visconti, che si contrappone a Maria, interpretata dalla Puccini. Nel corso della trama, Lida sposa un tenore famoso e lo aiuta nella sua carriera, il che genera diversi contrasti.

Le è piaciuto questo personaggio?

È molto divertente fare la “cattiva”. Lanciare battute taglienti è davvero spassoso. Inoltre, i costumi sono bellissimi e contribuiscono a creare un’immagine molto suggestiva.

Come si prepara per un ruolo?

La preparazione dipende dal tipo di ruolo; se è in costume, è più semplice perché posso immergermi in un ambiente storico. Ad esempio, la fiction Belcanto, è collocata nei moti del ’48 a Milano e questo mi ha permesso di documentarmi al meglio anche sullo studio delle dinamiche del mio personaggio. Le indicazioni del regista restano sempre fondamentali. Nei casi non storici serve studiare bene il copione per comprendere le relazioni tra i personaggi.

Com’è stato per lei lavorare in una fiction diretta dal marito?

Ho la fortuna di avere un marito che ha saputo costruirsi magistralmente la carriera e un regista che mi vuole nelle sue opere. Abbiamo cercato di mantenere sempre unità, ma allo stesso tempo non è mai mancato un confronto critico, senza far pesare il nostro vissuto insieme. Siamo una coppia consolidata che ci permette di gestire queste dinamiche, anche se talvolta mi permetto, più di altri attori, di contestare o chiedere chiarimenti. Tuttavia, sul set comanda il regista. Carmine ha le idee chiare e fornisce indicazioni precise, il che è fondamentale per l’attore. Infatti tutti sono felici di lavorare con lui.

Come ha iniziato la sua carriera di attrice e quali sono stati i momenti chiave?

Ho iniziato proprio a Siena, con il Piccolo Teatro di Margherita Sergardi. Devo però fare un passo indietro. La mia famiglia è di Siena, ma mio padre si trasferì a Milano e lì sono cresciuta trascorrendo tutta la mia adolescenza. Poi quando avevo 18 anni ci siamo trasferiti di nuovo a Siena, così mi sono trovata a dover affrontare un nuovo ambiente. Ho deciso di iscrivermi ad un corso di teatro, anche per fare nuove amicizie e da lì è nata la mia passione. Una volta grande mi sono trovata davanti ad un bivio: mi sono buttata, ho fatto un provino al Piccolo Teatro di Milano e nonostante molti aspiranti sono riuscita ad entrare. Ho avuto la fortuna di lavorare con Giorgio Strehler e tanti bravissimi insegnanti. Quello è stato il momento clou per me.

Teatro e tv. Talvolta gli attori sono in bilico…

L’esperienza teatrale è unica, ma offre meno visibilità rispetto alla televisione che per noi attori resta fondamentale.

Come riesce a bilanciare la sua vita professionale e personale?

L’aspetto più difficile è gestire la famiglia, dato che abbiamo tre figli. Il mio percorso è stato un po’ più sacrificato rispetto a mio marito, ma poi ho avuto la fortuna di lavorare con lui e questo ci ha permesso di bilanciare meglio lavoro e vita privata. Inoltre l’impegno televisivo può essere concentrato in meno giorni, e avere i miei cari a Siena mi ha permesso di allontanarmi senza disturbare gli equilibri familiari. Lavorare in teatro è onestamente più complicato, poiché le tournée possono durare diversi mesi.

Paola Benocci è impegnata anche a Siena, in che modo?

Ho deciso di vivere a Siena e sono felice di poter restituire qualcosa alla mia comunità. Quando i miei figli erano piccoli ho tenuto un corso di teatro per bambini al Costone, un’esperienza molto bella. Ma non ho mai pensato a scuole di teatro, ce ne sono già e sovrapporsi non è l’idea giusta. Però ho ripreso i rapporti con le istituzioni, collaboro con AMAT, l’Accademia Musica Arte Teatro di Francesca Lazzeroni, e insieme abbiamo lavorato ad alcune messe in scena di successo. Tra le varie iniziative c’è anche la rassegna chiamata “Un anno da fiaba”.

Che rapporto ha con Vincenzo Bocciarelli, direttore dei Teatri di Siena?

Molto bello. Vincenzo è stato un compagno di corso al Piccolo di Milano. Abbiamo anche collaborato insieme, ad esempio ai Rozzi nel novembre scorso con Histoire du Soldat con direzione e musiche originali di Concetta Anastasi.

Quali sono state le sue ispirazioni artistiche?

A Siena ho avuto la possibilità di preparare molte cose con tanta abnegazione, poi quando ho avuto la fortuna di approdare al Piccolo di Milano e la competizione era alta per ottenere ruoli importanti, ho studiato e lavorato sodo ogni giorno. Quando ne L’Avaro di Moliere ho interpretato il ruolo della giovane, sono stata sul palco insieme a Paolo Villaggio e Ottavia Piccolo. Ecco, loro mi hanno dato un grande esempio e molte ispirazioni. Essere attori comporta la sfida di adattarsi ai ruoli che ci vengono assegnati. A volte, sarebbe bello avere la libertà di scegliere.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Portare avanti il progetto ‘Un anno da fiaba’ e “Histoire du Soldat”, che considero molto importanti, poiché trattano temi significativi per le nuove generazioni. In futuro, conto sempre di dare il mio contributo nelle fiction; sono felice di far parte di questi cast autorevoli, come avvenuto in “Sopravvissuti”, “La Porta Rossa” e altri progetti. Sono molto soddisfatta del successo ottenuto.

Ascolta l’intervista.

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